Il cuore del problema è come gestire i rapporti cercando di evitare il rifiuto o il fallimento così tanto temuti. La paura del rifiuto, dell’esclusione da gruppi a partire da quello familiare, il non essere capiti è una caratteristica centrale della bulimia.
Il vissuto personale diventa una strategia di nascondimento dal mondo, un autoinganno, come ad esempio il non poter dire di provare certe emozioni, il non poter far sapere che ci si è innamorati di una tale persona che non rispecchia l’ideale di famiglia, il non potersi permettere di dire che c’è qualcosa che non va, perché di fronte al mondo si deve essere perfetti e senza macchia.
Il confronto con gli altri è sempre presente e vissuto con il forte timore di non piacere abbastanza, di non ottenere consenso e approvazione. L’impersonare continuamente un personaggio diverso da quello che in realtà si è, diviene una condizione che se non gestita si trasforma in alienazione e annientamento personale.
Così lo studioso Guidano V. ha denominato autoinganno, il fatto che la persona vomiti da mesi senza che “ufficialmente” questo venga riconosciuto da lei o detto in famiglia mentre in realtà è a conoscenza di tutti. Il tema della non distinzione tra l’ingannare gli altri e l’ingannare se stessi è permanente.
Se provassimo a ricostruire come il disturbo si instaura nella vita della persona che ne soffre, potremmo suddividere le varie azioni e i passaggi come fossero scene di un film.
La percezione di fallimento nelle relazioni (al lavoro, in famiglia, con il partner) viene vissuta in maniera amplificata. La valutazione negativa non si attribuisce solamente al tema della discussione avuta con l’altra persona, ma viene percepita come una svalutazione totale.
Questa bassa autostima porta a paragonare se stessi e il proprio corpo ad altre ritenute migliori, fino a vivere nella paura di non essere mai abbastanza e di non meritare altro indipendentemente da quello che si fa. Non si vive nel presente con quello che si ha e con quello che si vuole ma in una sorta di auto condizionamento immaginato di incapacità.
Aumenta in maniera esponenziale l’intensità delle emozioni esperite che si rivelano difficili da gestire e tollerare. Questo senso di non comprensione alimenta atteggiamenti di opposizione e di rabbia verso l’altro e se stessi misti a una forte tristezza, noia e chiusura
Le abbuffate sembrano placare per un attimo queste forti emozioni negative attraverso un corpo che si riempie e che fornisce la sensazione di sazietà.
Immediatamente dopo, tuttavia, emergono il senso di colpa, il senso di sconfitta; per questo la persona si induce il vomito o può far uso di diuretici e lassativi, oppure si impongo regimi severi di alimentazione o di esercizio fisico.
Introducendo un suggerimento scientifico, le linee guida relative all’intervento sul disturbo bulimico affermano che la psicoterapia è lo strumento più appropriato ed efficace (National Institute for Clinical Excellence, 2004; American Psychiatric Association, 2000).
Solo un percorso di questo tipo permette di cambiare la tua emotività partendo da te.
Le “tue ferite emotive” verranno rimarginate una volta per tutte insieme al significato che hai dato al tuo passato che emerge continuamente nel tuo presente. Una volta lasciato “il tuo vecchio personaggio” possiamo aprirci al nuovo.
la vergogna e la rabbia verso se stessi e il mondo che consumano la tua vitalità, la tristezza mista a noia e chiusura, sono “emozioni mascherate” oltre che danneggianti, perché offuscano le tue vere intenzioni che non sono andate a buon fine, come il tuo bisogno di amore che non è stato corrisposto, nascondono chi sei ora e cosa vuoi realmente.
Ma queste emozioni le trasformeremo in quelle utili per te!
Tireremo fuori come da una rete quando si va a pescare, le tue vere emozioni, positive e negative, piacevoli o meno, risintonizzate adesso in base alle persone e alle situazioni; ad esempio un sentimento di rabbia diventerà produttivo se diretto verso il cambiamento, cambiando la sensazione, l’esperienza che ti fa male, o rileggendo in maniera diversa una situazione che porta emozioni di inadeguatezza che in realtà devono essere sentiti come possibilità di crescita personale, di riempimento del proprio sé, di espansione.
VI RIPORTO UN CASO COME ESEMPIO.
Laura, donna di 30 anni, mi descriveva la sua voglia di imparare a nuotare, diventata sempre più forte nel tempo. Non avendo imparato da piccola si sentiva male ad andare al mare con amici per il senso di inadeguatezza e vergogna che provava ancora prima di vivere una possibile situazione.
Decide di andare a fare un corso di nuoto, qui trova un istruttore che le dice che fino a quando non imparerà a mettere la testa sotto l’acqua e a tenere il respiro non potrà apprendere a nuotare. Lei percepisce questa comunicazione con l’istruttore come arrogante e irrispettosa della sua persona, le emozioni che sente sono di rabbia e di vuoto personale che prova a riempire con l’assunzione eccessiva di cibo.
Durante una seduta la feci immergere in un’idea di possibilità nuova, le dissi “prova a chiudere gli occhi prima che l’istruttore ti dica di farlo e prova a farlo da sola”.
Cosa fece:
Un trattamento solamente mirato a eliminare le abbuffate sarebbe inefficace, il problema non è lì, quello è solo un modo del corpo di far sentire che le emozioni non stanno bene, hanno bisogno di collocarsi e risvegliarsi. Spesso pensiamo di sentire emozioni di consolazione attraverso comportamenti che non fanno altro che sentirci ancora più vuoti. Tutto ciò che è presente e che ci reca dolore è il grido della nostra vita, ed è preziosissimo, e si deve partire da lì. La vera consolazione è la consapevolezza che va bene come siamo in qualunque modo siamo!
Laura si permise di accettare la sua vulnerabilità e di andare oltre se stessa, facendo qualcosa di apparentemente stupido, inutile, che invece cambiò profondamente quell’esperienza e una piccola parte di lei!
La capacità di fare spesso un passo indietro prima di proseguire è uno sforzo di volontà durissimo ma potentissimo al limite tra la parziale consapevolezza e la quasi completa inconsapevolezza.
Libertà di essere chi si è, di manifestare le proprie vergogne, paure senza pensare di non esistere perché si esprime qualcosa che verrà disapprovato dagli altri. Sicurezza nell’esprimersi perché l’approvazione e la conoscenza devono partire da se stessi, così si trova Chi si è e cosa si vuole.
“..Fare naturalmente l’esercizio senza essere paralizzata dalla sua paura di non essere all’altezza, le ha permesso di sperimentarsi in un’emozione nuova mai provata di sicurezza e calda fiducia e di dignitosa apertura verso se stessa. Questo le ha fatto sentire la possibilità di provare cose nuove che la facevano stare bene, in connessione con se stessa, piena, senza il bisogno di abbuffarsi. Da quel momento iniziò a fare del movimento, in acqua, e in altre scelte della sua vita."
L’edizione aggiornata del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5)*, attribuisce alla Bulimia Nervosa le seguenti caratteristiche.
*American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition (DSM-5) [tr. it. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione (DSM-5) (pp.398-399). Milano: Raffaello Cortina Editore, 2014]. Arlington: American Psychiatric Publishing.
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