La paura riveste un’importanza particolare, perché più di ogni altra emozione ha rilievo per la sopravvivenza.
La paura è la forma più intensa di sorpresa, quest’ultima dura al massimo mezzo secondo, poi si trasforma in paura, rabbia, felicità o disgusto.
La funzione di queste emozioni è quella di facilitare la nostra sopravvivenza, perché in questo modo scappiamo da tutte quelle situazioni che potrebbero recarci problemi (psicologici: perdita autostima, perdita sicurezza; lesioni: psicofisiche, dolori dal punto di vista percettivo o morale).
Quando la paura si prolunga nel tempo possiamo riscontrare conseguenze psico-fisiche.
Questa emozione si suddivide in diverse tipologie, quali il terrore, la preoccupazione, incertezza, panico, ansia che possono essere più o meno duraturi. Le paure ingiustificate però sono la rovina della vita quotidiana e ci procurano sofferenze.
Il panico, ad esempio, è un blocco improvviso che annulla la ragione, è una sensazione intensa di mancanza che mano a mano ricopre tutto il corpo. È come se in quei momenti perdessi te stesso, non potessi più fare forza sul tuo corpo e sulle tue capacità. Come uno sbandamento incontrollato.
Chi soffre di attacchi di panico, può attuare dei comportamenti di evitamento, ossia tendere a non fare le cose che hanno preceduto l’attacco. Quindi, per esempio, se l’attacco di panico è avvenuto all’interno di una piazza, locale o macchina la persona eviterà di andarci e inizierà ad avere una vita limitante al di fuori delle mura domestiche. Spesso chi soffre di attacchi di panico tende ad instaurare delle relazioni di dipendenza, per cui necessita spesso dell’appoggio di una persona significativa.
Questo può ridurre lo stato di tensione, se la problematica persiste è fondamentale integrare con delle sedute di psicoterapia.
Luca, 25 anni, soffriva da anni di attacchi di panico. “Ogni volta che devo fare un viaggio in macchina e devo guidare io fuori città mi viene..”. Nell’estate di 5 anni fa, mentre era in vacanza in campeggio con un amico, ha un incidente con la macchina. Avvertita la famiglia dell’accaduto, il padre si reca il giorno dopo dal figlio per riportarlo a casa.
Il suo attacco di panico, che ha sempre pensato a distanza di tempo fosse dovuto all’incedente, era invece riferito alla mancata possibilità di rimanere in campeggio con i suoi amici. Inoltre, in quello stesso luogo, aveva iniziato a stringere amicizia con una ragazza che iniziava a piacergli molto. Quindi il suo senso di costrizione che provava ogni volta che saliva in macchina non era in realtà dovuto all’incidente ma alla rabbia che provava verso il padre per avere limitato la sua possibilità di avvicinarsi a una persona di cui si stava per la prima volta innamorando.
L’attacco di panico era pertanto il palesarsi di un dolore fisico dovuto alla paura di non poter provare certe sensazioni perché pericolose. Aveva associato erroneamente il piacere dell’incontro con la ragazza alla paura dell’ira di suo padre e al fatto di non essere degno di provare certe sensazioni che possono essere molto pericolose.
Questo è un esempio della discrepanza che si può provare, risultato di una sbagliata collocazione temporale delle emozioni provate in una sbagliata associazione con gli attori del contesto provato. Così che il viaggio in macchina con qualcuno associandosi alle emozioni di frustrazione e di perdita parziale della propria identità come senso di vuoto e di svuotamento era diventato il simbolo incarnato di una mancanza di controllo di un ambiente che ha provocato un forte dolore e senso di perdita. E’ importante che il significato raccontato che diamo dell’esperienza e quello che accade davvero siano congruenti al nostro corpo e alle emozioni.
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